Gas serra record in atmosfera, il punto di non ritorno è vicino
La World Meteorological Organization (WMO) lancia un nuovo, ennesimo allarme sullo stato di salute del nostro pianeta in vista dei negoziati sui cambiamenti climatici che si terranno a dicembre in Polonia: i gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto un nuovo record, andando così a confermare ancora una volta la gravità della situazione che, velocemente, si sta avvicinando a un punto di non ritorno.
È, questo, quanto emerge dal Greenhouse Gas Bulletin, che misura le variazioni dei gas serra provocate dai processi produttivi, dal consumo di energia da fonte fossile, dall’agricoltura intensiva, dall’uso del suolo e dalla deforestazione.
Questi i valori della CO2 negli ultimi tre anni:
- 2015: 400,1ppm
- 2016: 403,3ppm
- 2017: 405,5ppm
Per rendere l’idea, l’ultima volta in cui il nostro pianeta ha registrato valori simili di CO2 è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura in superficie era più calda di 2-3 °C e il livello del mare era superiore di 10-20 metri rispetto ad oggi. A preoccupare sono dunque non solo le emissioni – ovvero ciò che l’attività antropica immette nell’atmosfera – ma anche le concentrazioni, ossia ciò che rimane “nell’aria” dopo l’assorbimento delle emissioni da parte degli oceani (1/4) e della biosfera (1/4).
Per fare in modo che l’aumento della temperatura sia inferiore a 1,5 °C entro il 2050 è necessario che le emissioni nette di CO2 vengano completamente azzerate tramite “profonde e rapide riduzioni delle emissioni di biossido di carbonio e di altri gas a effetto serra in tutti i settori della società e dell’economia”, come spiega il Presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) Hoesung Lee.
La CO2 non è l’unica a crescere (nonostante l’impegno del Parlamento Europeo a tagliare le emissioni del 40% entro il 2030): si registrano infatti elevate concentrazioni di metano e protossido di azoto, così come di triclorofluorometano (freon-11 o CFC-11), clorofluorocarburo già regolamentato dal Protocollo di Montreal per proteggere lo strato di ozono della Terra.
Preoccupanti le parole del Segretario Generale della WMO Petteri Taalas:
La scienza è chiara. Senza rapidi tagli di CO2 ed altri gas a effetto serra, i cambiamenti climatici avranno impatti sempre più distruttivi e irreversibili sulla Terra. La finestra di opportunità per agire è quasi chiusa.
Per fornire dati sempre più precisi e dettagliati sullo stato di salute del nostro pianeta è stato implementato su base volontaria da parte di alcuni Paesi il nuovo Sistema Integrato di Informazione sui Gas a effetto serra IG3IS.
Di seguito riportiamo i principali risultati riportati all’interno del Greenhouse Gas Bulletin.
- La CO2 (405,5ppm nel 2017) ha raggiunto valori pari al 146% di quelli antecedenti il 1750 (era pre-industriale). Solamente El Niño ha rallentato la crescita nel 2015-16, assente invece nel 2017.
- Il metano (CH4) ha raggiunto le 1859ppb (parti per miliardo, 257% del livello pre-industriale) ed è responsabile per il 17% del forzante radiativo, misura dell’incidenza di un fattore nei cambiamenti climatici. Il 60% del metano è emesso da attività antropiche.
- L’ossido nitroso (N2O) rappresenta il 6% del forzante radiativo da gas serra di lunga durata ed ha una concentrazione in atmosfera di 329,9ppb (dati 2017), il 122% dei livelli pre-industriali. Il 40% delle emissioni sono dovute all’uomo.
- Il CFC-11 ha rallentato negli ultimi 5 anni il suo tasso di riduzione