E-commerce, indagine shock: due prodotti su tre sono fuorilegge o pericolosi

Euroconsumers ha analizzato 250 articoli comprati sulle principali piattaforme di shopping online. Tra i bocciati, i più frequenti sono quelli fabbricati fuori dall’Europa

Comodo, a basso costo, ma non senza rischi. L’e-commerce ha anche l’altra faccia della medaglia e, dall’indagine appena pubblicata da Euroconsumers, condotta con altre quattro organizzazioni europee, questa faccia è molto più estesa di quanto non si pensasse. Perché i prodotti pericolosi in giro per la Rete sono maggioranza. E non parliamo di articoli acquistati su siti semisconosciuti ma di shopping fatto sulle principali piattaforme di e-commerce: Amazon, eBay, Aliexpress, Lightinthebox e Wish. La dimensione del fenomeno è gigantesca, se si pensa che nel solo 2019 gli italiani hanno speso 36,5 miliardi di euro in acquisti online, il 30% in più rispetto al 2018.

Ebbene, su 250 prodotti acquistati (che rientrano in 18 differenti categorie), due su tre non rispettano gli standard europei di sicurezza. Il problema riguarda, infatti, soprattutto quelli realizzati fuori dall’Unione Europea che attraversano le maglie dei controlli alla frontiera ma, soprattutto, entrano senza problemi nelle maggiori piattaforme di e-commerce utilizzate dagli europei. “Non è solo questione di impedire che questi prodotti entrino sul mercato – spiega Marco Pierani, direttore di Euroconsumers – ma anche di rimuoverli una volta che sono stati messi in vendita. Serve un approccio più proattivo da parte dei marketplace”.

“Come hanno confermato i nostri test, i prodotti di origine extraeuropea possono essere fabbricati seguendo standard di sicurezza inferiori rispetto alla normativa comunitaria. Attenzione quindi che il prodotto sia ben identificabile” spiega Silvia Bollani, coordinatrice dell’area test di Altroconsumo, la rappresentante italiana per Euroconsumers.

Tra i prodotti non a norma scoperti nel corso dell’indagine:

  • Su 36 tra caricatori Usb, caricatori esterni e adattatori, 26 sono risultati infiammabili;
  • Su 29 giocattoli, 9 presentano quantità di ftalati oltre il limite, in alcuni casi anche di 200 volte. Gli ftalati sono sostanze che secondo diversi studi possono avere conseguenze negative sul cervello dell’uomo;
  • 14 capi di abbigliamento per bambini su 16 non rispettano gli standard europei e possono essere pericolosi, ad esempio alcuni presentano delle corde o dei lacci troppo vicini al collo;
  • 7 prodotti per sbiancare i denti su 10 hanno quantità di perossido di idrogeno superiori ai limiti imposti dall’Europa. E non di un’inezia: dalle 14 alle 70 volte in più.
  • Il 70% dei gioielli acquistati presentano concentrazioni di cadmio, metalli pesanti e nichel oltre la norma, con un rischio più elevato di allergie;
  • Tutti i rilevatori di fumo e di monossido di carbonio hanno fallito il test: in pratica nessuno è affidabile;
  • Dei tre caschi da moto acquistati, due non sono omologati e un altro non è conforme alla descrizione presentata sul sito.

A livello legale le piattaforme online non sono tenute ad assicurare che tutti i prodotti venduti sulle loro pagine siano sicuri. “Ecco perché i marketplace devono essere sottoposti a una responsabilità legale affinché verifichino la sicurezza di ciò che vendono” è la posizione di Euroconsumers. Alcune regole già ci sono, solo che non vengono rispettate: ad esempio nel momento in cui viene trovato un prodotto pericoloso, i siti di e-commerce sono tenuti a ritirarlo entro 24 ore, ma questo, “a causa di una legislazione ambigua, oggi non avviene” continua Euroconsumers che, alla luce di quanto emerso in questa indagine, chiede che l’Unione Europea obblighi i siti di e-commerce a informare i consumatori di eventuali problemi di sicurezza riscontrati nei loro prodotti, a effettuare richiami efficaci in caso di merce pericolosa e a evitare che uno stesso prodotto già ritirato venga rimesso in vendita.

“Inoltre, alle autorità pubbliche europee devono essere dati poteri, risorse e capacità appropriate per monitorare e regolare l’e-commerce, soprattutto quando i consumatori vengono messi in pericolo”. Un messaggio inequivocabile per l’esecutivo europeo guidato da Ursula Von der Leyen.

“Ancora troppe le persone che acquistano dalle maggiori piattaforme di e-commerce pensando che la comodità ed efficienza del servizio sia associato anche a una garanzia di qualità dei prodotti offerti, purtroppo non è così, i dati ce lo dimostrano” commenta Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne per Altroconsumo.

“Come Altroconsumo – continua Tarantino – vogliamo accendere i riflettori sul tema e chiediamo alle istituzioni che ci sia una presa di responsabilità concreta e congiunta da parte di tutti gli attori coinvolti. Auspichiamo di essere partner di questo processo per arrivare a uno scenario in cui ci sia la maggiore tutela possibile dei consumatori”.

Amazon ha commentato lo studio: “La sicurezza è una priorità per Amazon e richiediamo che tutti i prodotti in vendita nel nostro store siano conformi alle leggi e ai regolamenti applicabili. Abbiamo sviluppato strumenti leader nel settore per impedire che prodotti non sicuri o non conformi non siano inseriti nei nostri store. I partner di vendita sono responsabili di rispettare l’alto livello di qualità definito da Amazon, che potrebbe rimuovere e intraprendere azioni legali contro coloro che non lo rispettano. Questi sono episodi isolati che non rispecchiano né gli eccellenti prodotti in vendita né l’esperienza che milioni di piccole imprese offrono ai clienti vendendo attraverso il nostro store”.

Articolo Originale: Repubblica.it

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